Cessione crediti edilizi: le ultime novità
Sembra non avere fine la questione legata alle cessioni dei crediti edilizi. Dopo l’approvazione della Legge 38/2023 (che converte il Decreto Legge 117/2023 noto con il nome di decreto blocca cessioni), infatti, il meccanismo della cessione dei crediti è stato completamente bloccato, generando una serie di conseguenze non di poco conto. Il problema è oggetto delle attenzioni del Parlamento che dovrà trovare una soluzione. Facciamo il punto sullo stato della situazione.
La situazione attuale
L’approvazione della legge che blocca la cessione dei crediti edilizi è stata motivata dalla volontà di contrastare le numerose frodi realizzate in ambito edilizio e tutelare i conti pubblici evitando ulteriori indebitamenti della pubblica amministrazione.
Il problema generato dal blocco della cessione dei crediti si articola a diversi livelli. Da una parte lo smarrimento (e le difficoltà) di imprese e clienti che per più di due anni hanno contato su un sistema che, in un modo o nell’altro, ha permesso di rivitalizzare un settore strategico come quello edilizio. Dall’altro, problema forse più complesso, lo stallo che numerose imprese stanno vivendo ritrovandosi con i crediti acquisiti prima del blocco della cessione congelati. C’è poi il grosso problema di tutte quelle imprese (e clienti) che avevano avviato i lavori e che i cantieri sono rimasti in sospeso in attesa di capire come comportarsi.
Ancora oggi esiste un’enorme quantità di crediti frutto dell’opzione dello sconto in fattura che non possono essere né acquistati né venduti. C’è chi stima che i crediti edilizi bloccati ammontino a circa 15 miliardi di euro. L’impatto negativo di questa situazione è piuttosto evidente. La Legge 38/2023, inoltre, impedisce agli enti locali di acquistare crediti derivanti dai lavori del Superbonus, bloccando nuovi sconti in fattura mettendo fine anche al vecchio meccanismo di cessione dei crediti.
Solo per alcuni interventi è ancora possibile usufruire della cessione del credito, ovvero quelli per i quali entro il 16 febbraio 2023 è stata presentata la richiesta del titolo edilizio, quelli per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche, quelli legati alle zone sismiche 1, 2 3 e quelli nei quali il committente è un Istituto Autonomo Case Popolari (IACP), una Onlus, una cooperativa di abitazione a proprietà indivisa, associazioni di promozione sociale (APS) o organizzazioni di volontariato.
Le prospettive future
Al momento c’è una disposizione introdotta nel corso dell’esame parlamentare che ha portato alla conversione in legge del Decreto 11/2023. Tale disposizione prevede che le banche, le imprese di assicurazione e gli intermediari finanziari possono sottoscrivere emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali con scadenza superiore a 10 anni. Questa possibilità è prevista solamente per quelle realtà che hanno crediti di imposta legati agli interventi eseguiti grazie al Superbonus per i lavori eseguiti entro il 2022.
La sottoscrizione dei Buoni del Tesoro Poliennali può essere effettuata solamente nella misura del 10% della quota annuale che supera i crediti d’imposta sorti per i lavori del Superbonus e che sono stati già utilizzati in compensazione e solamente se il cessionario ha, per lo stesso anno, esaurito la propria capienza fiscale.
Attualmente le uniche banche che hanno riaperto alla cessione dei crediti edilizi, così come riferito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), sono Intesa Sanpaolo, EnelX e Sparkasse per le quali si è in attesa dell’avvio delle relative piattaforme telematiche. La situazione, quindi, resta ancora incerta e non risolta e bisognerà attendere i prossimi interventi del Governo per sperare in una definitiva risoluzione.
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