Bonus POS: il credito d’imposta per i pagamenti elettronici
Dal 1 luglio è operativa un’importante novità per tutti i professionisti che accettano pagamenti tramite bancomat e carte di credito. Parliamo del cosiddetto Bonus POS, un incentivo per i professionisti e le attività commerciali che utilizzano questo sistema di pagamento. Una comodità non solo per i clienti, ma anche per gli imprenditori. Conosciamo i dettagli e le condizioni per poterne usufruire.
Che cos’è il Bonus POS
Il Bonus POS è l’effetto del Decreto Legge 24/2019 che è entrato in vigore lo scorso 1 luglio e che si configura come credito d’imposta del 30% sulle commissioni per i pagamenti accettati tramite pagamenti elettronici. I pagamenti accettati sono quelli con: carte di credito, carte di debito, carte prepagate e tutti le altre modalità tracciabili. Dopo l’obbligo di accettare questa modalità di pagamento l’uso del POS diventa sempre più conveniente. Ma non per tutti.
A chi è rivolto
Per poter usufruire del credito d’imposta del 30% bisogna avere avuto ricavi o compensi non superiori ai 400000€. Tale condizione vale a prescindere dalla forma giuridica dell’attività e dal regime contabile utilizzato.
Come funziona
Va specificato che il credito d’imposta maturato con il Bonus POS potrà essere utilizzato esclusivamente in compensazione delle tasse, a partire dal mese successivo da quello delle transazioni oggetto dell’agevolazione fiscale. Inoltre il credito d’imposta maturato non inciderà sul reddito finale né sull’IRAP–
Come ottenere il Bonus POS
Per maturare il credito d’imposta del bonus non è sufficiente accettare i pagamenti tramite POS. Ogni professionista e attività commerciale, infatti, devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati relativi alle suddette transazioni. Come indicato nel Provvedimento del 29 aprile dell’Agenzia delle Entrate (Protocollo numero 181301/2020), sono i gestori dei sistemi di pagamento che devono trasmettere telematicamente all’Agenzia delle Entrate i dati delle transazioni. I dati da comunicare sono: codice fiscale dell’esercente, numero delle operazioni svolte nel mese e anno di addebito, l’importo delle commissioni e i costi fissi. Questi dati devono essere trasmessi tramite il Sistema di Interscambio Flussi Dati (SID) entro il ventesimo giorno successivo al periodo cui si fa riferimento. Il singolo professionista o esercente riceverà poi copia dei dati trasmessi con una comunicazione tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) o tramite i documenti dell’home banking della propria banca.
Come cambiano i pagamenti in contanti
L’entrata in vigore del Bonus POS è solo l’ultimo dei provvedimenti che mira a incentivare i pagamenti elettronici e a disincentivare quelli in contanti. Il 1 luglio 2020, infatti, è anche la data in cui scende ulteriormente il tetto massimo entro il quale si possono accettare pagamenti in contanti per il saldo di fatture e ricevute fiscali. Dai precedenti 3000€ ora il tetto massimo passa a 2000€ per scendere ancora a 999.99€ dal primo gennaio 2022. Questo in ottemperanza a quanto stabilito dalla Legge 157 del 2019.
Nonostante l’intensificarsi delle misure per supportare i pagamenti in contanti mancano provvedimenti sanzionatori per chi non si adegua. È stato infatti eliminato l’emendamento che sanzionava (con un’ammenda di 30€ più il 4% della transazione negata) l’esercente e il professionista che non avesse accettato i pagamenti con il POS.
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